IL CARMELO

L’ordine religioso dei Carmelitani si costituì per iniziativa di alcuni crociati e mercanti della terza Crociata (1194), deve la regola al Patriarca latino di Gerusalemme, Alberto di Vercelli (1208-09). Dal monte Carmelo in Palestina, dove si insediò il primo nucleo (di qui il nome), i religiosi perseguitati dai musulmani, fuggirono verso la metà del sec. 13° in Europa. La regola andò via-via mutandosi fino ad arrivare alla più importante riforma ad opera di S. Teresa d’Avila e di S. Giovanni della Croce. Le Carmelitane costituiscono il secondo ordine (il terzo è un ordine di laici), ebbe particolare sviluppo dalla riforma di Santa Teresa, che ne redasse nel 1581 la costituzione

Il Carmelo in Italia – Linee storiche

 L’ITALIA CARMELITANA OGGI

Dal 1991 l’Italia Carmelitana è organizzata in due Province e un Commissariato Generale.
La Provincia Italiana, erede delle tre Province Siciliana, Romana e Toscana e dei Commissariato Generale dell’Italia Settentrionale, si estende su di un territorio che va da Vittorio Veneto (TV) ad Albano Laziale (RM) e comprende anche le Isole maggiori. Ha 28 comunità. E’ inoltre presente con una missione in Congo (Commissariato provinciale, 5 comunità e 48 frati) e una in Colombia con 2 frati; inoltre la Provincia è in procinto di fondare una comunità in Romania.
La Provincia Napoletana si concentra essenzialmente in Puglia, oltre a due presenze in Campania e una in Calabria; il Commissariato Generale “S. Maria La Bruna” si affaccia sui golfi di Napoli e Sorrento.
A Queste presenze vanno aggiunte la Fraternità interprovinciale di Pozzo di Gotto (ME) e il convento di Milazzo (ME), dove vive e lavora un frate carmelitano di Malta.
Questa distribuzione di presenze è il risultato di quanto avvenuto tra la fine del XVIII secolo con la soppressione napoleonica, seguita da quella italiana (1855-1873) e il nostro secolo che ha visto la graduale ricostituzione del Carmelo italiano.

UN PO’ DI STORIA

I Carmelitani arrivarono in Italia, provenienti direttamente dal Carmelo e si stabilirono nel 1235 a Messina e nel 1249 a Pisa. Sono le prime comunità di cui si ha notizia certa; presto furono seguite da altre, fondate in breve giro d’anni.
Già nel 1238 doveva esistere la Provincia di Sicilia e in un documento dei 1263 si parla della Provincia d’Italia. Il capitolo di Londra (1281) si riferiva alla Provincia di Tuscia; in quello di Montpelier (1287) troviamo allo stesso posto la Provincia Romana; infine nel capitolo di Bordeaux (1294) la denominazione è Tosco-Romana. Già nel 1281 si nomina la Provincia di Lombardia. La Provincia Tuscia-Romana venne a sua volta separata nel Capitolo generale dei 1333, quando anche la Provincia di Bologna venne separata da quella di Lombardia.
Nel 1321 fu creata la Provincia di Puglia, ma nel 1333 i suoi conventi furono attribuiti alla Romana. Solo dal 1379 ebbe vita indipendente la Provincia di Puglia.
Il capitolo di Asti (1472) creò le Province Veneta, Anconetana (poi Romagnola), Napoletana (detta poi di Terra di Lavoro). Ben presto godette di uno statuto particolare il Carmine Maggiore di Napoli, dal 1524 immediatamente soggetto al Priore Generale.
Lo stesso capitolo decretò la suddivisione della Sicilia: nacquero così la Provincia di S. Alberto (Vai di Noto) e quella di S. Angelo (Vai di Mazara). Ma la divisione fu realizzata in modo stabile solo nel 1585.
Più tardi videro la luce le Province di Calabria (1575) di Abruzzo (1598) e di Sardegna (1641).
A tutte queste e alla già esistente Congregazione Mantovana (1442) vanno aggiunte le varie Province riformate dei Primo Istituto o di Monte Santo in Sicilia (1645), di S. Maria della Vita a Napoli (1660), di Piemonte (1671), dei Primo Istituto o di Monte Santo negli Stati Ecclesiastici (1705), di Santa Maria della Scala dei Paradiso in Sicilia (1725).
Sono da ricordare, per le memorie d’arte, di cultura e di fede, i conventi di Pisa, Firenze, Siena, Brescia, di Ferrara, di S Martino Maggiore in Bologna, di S. Martino ai Monti in Roma, i “Carmini” di Venezia, il Carmine Maggiore di Napoli, il santuario dell’Annunziata a Trapani, la basilica di Catania. Sono però assai diffusi i segni di presenza o almeno di devozione carmelitana, sparsi un po’ qua e là per l’Italia.
 
GLI ULTIMI DUE SECOLI
 
Nel XVII secolo tra Province e Congregazioni di Riforma in Italia c’era una quindicina di circoscrizioni e circa cinquemila frati: la sola Sicilia aveva, oltre alle due antiche Province di S. Alberto e S. Angelo, due riforme, quella di Monte Santo e quella di S. Maria della Scala dei Paradiso e circa mille frati. La bufera delle soppressioni napoleonica e italiana ha praticamente spazzato via il Carmelo italiano.
Molti conventi e chiese furono requisiti dalle autorità civili e trasformati in caserme, carceri o uffici pubblici, quando non furono venduti e variamente utilizzati da privati.
Alcuni religiosi, impegnando di solito beni familiari oppure ricorrendo anche all’aiuto di benefattori, riuscirono a riacquistare alcuni conventi e a conservarli per l’Ordine.
Le attuali presenze sono dunque il frutto della permanenza in luoghi tradizionali, magari a motivo della presenza di titoli parrocchiali, o dei riacquisto di alcuni edifici, o della loro concessione da parte delle autorità civili per motivi di culto e, infine, di nuove aperture avvenute durante il secolo. Ad esse vanno aggiunti sedici monasteri di monache carmelitane e numerose case di suore di vita attiva. In Italia sono, infatti, presenti tre congregazioni femminili nate in Italia, le Carmelitane delle Grazie di Bologna, l’istituto di Nostra Signora del Carmelo, le Suore Carmelitane Missionarie di S. Teresa di Gesù Bambino; un paio di comunità appartiene alla congregazione spagnola delle Carmelitane di Orihuela.
Infine, sono numerosi i laici che ispirano la propria vita alla spiritualità Carmelitana, in modo diversamente organizzato: dal Terz’Ordine (o Ordine Laicale Carmelitano) alle Confraternite, dal movimento “La Famiglia” di Castellina (FI) al “Carmelo Domestico”, fino al Movimento Carmelitano, che raccoglie soprattutto i giovani. A questi gruppi più organizzati vanno aggiunti gli “Amici dei Carmelo” e i membri della Confraternita dello Scapolare. Tra i laici carmelitani vanno annoverate anche le Lavoratrici Missionarie della “Famiglia Donum Dei”, presenti in Italia con diverse comunità.

 LA VITA.

Il Carmelo Italiano è stato particolarmente vivace e attivo. Non per nulla in quasi ogni paese o città ci sono memorie che ricordano la presenza di Carmelitani, il loro passaggio, o almeno la devozione popolare alla Madonna del Carmine.
I frutti di santità sono numerosissimi; qualche nome tra i più noti: dai padri dell’Ordine Alberto (+ 1307) e Angelo di Sicilia (+ prima metà XIII sec.), ad Andrea Corsini, vescovo di Fiesole (+ 1374), fino alla mistica fiorentina, Maria Maddalena de’ Pazzi (+ 1607.Vanno ancora ricordati i beati Angelo Mazzinghi (+ 1438), Luigi Rabatà (+ 1490), Bartolomeo Fanti (+ 1495), Battista Spagnoli, illustre umanista (+ 1516), Giovanna Scopelli (+ 1491), Arcangela Giriani (+ 1495).
Non canonizzati, ma non perciò meno santi il venerabile Angelo Paoli, il “padre dei poveri” (Argigliano-MS – Roma, 1642-1720) e Mariangela Virgili (Ronciglione-VT 1661-1734).
Tra i Carmelitani furono numerosi anche uomini di cultura come il già ricordato Battista Spagnoli, o il pittore Filippo Lippi (1406-1469), che mantenne un forte legame con l’Ordine nonostante la vita disordinata. Scienziato e teologo, che parteggiò per Galilei, il Carmelitano Paolo Antonio Foscarini (1562 ca.-1616). Andrea Mastelioni (1641-1722) riempì Napoli con la predicazione che sgorgava dalla sua pietà mariana.
La devozione mariana proposta dai Carmelitani non fu certo veicolo di sentimentalismo e di spiritualismo. Anzi per secoli costituì il piatto forte di una spiritualità pratica e fattiva che ha animato, oltre a religiosi e religiose, numerosi laici, organizzati nel Terz’Ordine o nelle Confraternite dei mantello bianco prima, dello scapolare poi.
Le promesse legate allo scapolare (la morte in grazia di Dio e il pronto raggiungimento del paradiso, per chi indossa lo scapolare con fedeltà, impegnandosi in una vita alimentata dalla preghiera, dalla sobrietà e dalla carità) sono state incentivo di vita cristiana impegnata per generazioni e generazioni di cristiani. Essi si sentirono spinti dall’amore per Maria; hanno seguito i suoi passi sulle orme di Gesù e ne hanno imitato l’atteggiamento e le virtù. In tal modo venivano nutriti dalla solida spiritualità carmelitana fondata sulla dimensione contemplativa della vita, sull’ascolto della Parola di Dio, sulla preghiera, che alimentano, costruiscono e sostengono la fraternità e il servizio ai fratelli.

Fondamenta vive di fraternità

(Dalla Regola Carmelitana)

«Il nostro essere sorelle caratterizza la qualità delle relazioni interpersonali che formano la nostra vita comunitaria, che si ispira alla prima comunità cristiana di Gerusalemme.

Il nostro “vivere contemplativo” ci permette di scoprire Dio presente nei fratelli, perciò siamo guidate a valorizzare il mistero di ogni sorella che quotidianamente ci vive accanto.

Essere sorelle significa crescere insieme nell’uguaglianza e nella condivisione di tutto… Questi valori di fraternità sono espressi e si rafforzano sempre più nella Parola di Dio, nell’Eucaristia e nella Preghiera.

Insieme cerchiamo il volto di Dio nel cuore di ogni sorella, perché è lì che Dio ha stabilito il luogo dove abitare, e perciò la nostra fraternità è parte viva della Chiesa e della storia.

La nostra comunione di cuori si esprime in mille modi… Le occasioni sono tante… e c’è sempre posto per un sorriso, un augurio, un fiore sulla mensa al posto della sorella festeggiata, un biglietto… una preghiera.

Maria, la discepola perfetta del Signore, ci aiuta ad imparare a vivere nell’amore fraterno e nel servizio vicendevole.

La nostra fraternità in preghiera modifica giorno per giorno la nostra esistenza, per una testimonianza viva di conversione al servizio di tutto il genere umano.

C’è una tensione continua tra preghiera, solitudine, silenzio, carità fraterna. L’esperienza del “deserto” non sminuisce il nostro impegno concreto nei rapporti con ogni sorella, al contrario, li rende più profondi.

Quando arriviamo a vedere con gli occhi di Dio, il nostro vivere la fraternità diventa sempre più creativo, e amiamo incondizionatamente ogni sorella nella sua unicità.»

Dal cuore dei suoi carmelitani, che da secoli la onorano, è sgorgato questo inno di affetto e gratitudine a Maria«Fiore del Carmelo, Vite fiorita, Splendore del Cielo. Tu solamente sei Vergine e Madre. Madre mite e intemerata, sii propizia ai carmelitani, Stella del mare!…»

 

LA MADRE FONDATRICE DELLE SUORE CARMELITANE DI S. TERESA DI TORINO

SUOR MARIA DEGLI ANGELI

madre fondatrice

Giuseppina Operti

nacque a Torino il 16 novembre 1871. Chiamata fin dalla prima giovinezza alla vita contemplativa, ne nascose in cuore il desiderio per i gravi lutti che colpirono ripetutamente la sua famiglia. Dopo la morte del fratello e del babbo, rimasta sola con la mamma, aprì la casa paterna di Marene (CN) alle bimbe orfane, affidandole ad un piccolo gruppo di Terziarie carmelitane. Era il 16 luglio 1984: data di inizio della Congragazione delle Suore Carmelitane di S. Teresa. Il 16 marzo 1985 vestì l’abito carmelitano, unitamente alla sua mamma ed il 19 marzo, nella Chiesa parrocchiale di Marene, emise con lei professione religiosa.

Nel maggio 1909 la Madre propose lo smembramento della Congregazione perché alcune religiose si sentivano chiamate alla vita contemplativa. Il 20 dicembre 1909 la casa paterna venne trasformata in monastero del II Ordine Carmelitano, trasferito poi nel 1934 a Cascine Vica (TO). Qui la Madre realizzò il sogno della sua giovinezza, nascosta per quasi quarant’anni con Cristo in Dio. Il 7 ottobre 1949 passò da questo mondo al padre, dopo un’esistenza trascorsa nell’eroico compimento della volontà del suo Signore e nel servizio generoso della Chiesa. Lasciò due Famiglie religiose, due rami nati dalla stessa radice, che nel solco del suo esempio e nella sua memoria sono un cuore solo ed un’anima sola.